"Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. E' questa la seconda morte".
Apocalisse 21,8
E' uno dei quaranta crateri che contraddistinguono l'area vulcanica dei Campi Flegrei, estesa nella parte nord-occidentale della provincia di Napoli, tra il golfo di Pozzuoli e la città partenopea. E’ di forma ellittica larga oltre 700 metri che si trova circa a 580 metri sul livello del mare. E' tutt'oggi attivo anche se in una fase di quiescenza. La Bocca Grande è la principale fumarola della Solfatara di Pozzuoli. Le emissioni di anidride solforosa raggiungono la temperatura di 160 gradi. Le rocce sono ricoperte dall'inconfondibile cristallizzazione, di colore giallo-arancio, dello zolfo. La Fangaia è formata da acqua piovana e da condensazione di vapore acqueo che, mescolandosi con il terreno argilloso, forma fango. Quest'ultimo ribolle ad una temperatura che può superare i 200 gradi centigradi. Gli spettacolari fenomeni vulcanici quali le fumarole di anidride solforosa, i vulcanetti di fango e le mofete contribuiscono a conferire a questo luogo un fascino straordinario. E' perciò pienamente comprensibile come, fin dall'antichità, la Solfatara sia stata oggetto di numerosi miti e leggende. Già lo storico e geografo greco Strabone (66 a.C.-24 d.C.) descrisse la Solfatara come dimora del dio Vulcano (Forum Vulcani) e ingresso all'oscuro mondo degli Inferi. Secondo una leggenda ispirata dalla mitologia classica, i Campi Flegrei furono teatro dell'epico scontro tra gli Dei ed i Giganti. Nella narrazione del poeta greco Esiodo (vissuto tra l'VIII ed il VII secolo a.C.), Gea (la Terra) adirata nei confronti degli Dei, per la sorte da essi riservata ai Titani, partorì i Giganti. Questi ultimi sfidarono Giove e gli Dei dell'Olimpo, i quali però li sconfissero anche grazie all'intervento di Eracle. A partire dal Medioevo nacquero numerose leggende che vedevano la Solfatara come un luogo frequentato dalle anime di morti inquieti e covo di esseri diabolici. Nelle sue cronache Giulio Cesare Capaccio (teologo, storico e poeta della corte del Regno di Napoli, vissuto tra il XVI ed il XVII secolo) riportò le testimonianze dei padri cappuccini della chiesa di San Gennaro, prossima all'area della Solfatara, nelle quali affermavano di essere tormentati da demoni e anime senza pace provenienti dalle voragini del cratere. Nei secoli scorsi, a partire dal XVIII secolo, il vulcano Solfatara di Pozzuoli diventò una tappa quasi obbligata del Grand Tour che i giovani aristocratici europei intraprendevano nel nostro paese.
In copertina illustrazione, raffigurante la Bocca dell'Inferno, tratta da un Libro delle Ore (XVI secolo). Il Vulcano Solfatara venne identificato nell'antichità come la dimora del dio Vulcano. Con l'avvento del cristianesimo si svilupparono numerose leggende che vedevano questo luogo un covo di demoni e frequentato dagli spettri di anime senza pace.
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