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Segreti e leggende della Certosa di Pavia


"La meditazione è una diligente attività della mente, che cerca la conoscenza di verità nascoste, mediante l'aiuto della propria ragione"

Guigo II il Certosino (Scala claustralium)


E' un monumentale complesso di edifici voluto da Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, in osservanza di un voto della seconda moglie Caterina e realizzato come sfolgorante mausoleo a celebrazione della propria dinastia. Caterina, figlia di Bernabò Visconti, era cugina di Gian Galeazzo che sposò nel 1380. Dalla loro unione nacque finalmente nel 1385 una bambina che però morì poco dopo aver visto la luce. Profondamente provati, i coniugi promisero come segno di devozione alla Madonna, di chiamare con il secondo nome "Maria" ogni figlio che fosse venuto al mondo. Nel 1388 ebbero finalmente Giovanni Maria e, all'approssimarsi di una difficile gravidanza nel 1390, Caterina invocando la protezione della Vergine fece voto di costruire una Certosa nelle vicinanze di Pavia. A seguito di un parto molto travagliato la donna perse il bambino ma sopravvisse e mantenne il voto. Nel 1392 nacque infine il secondo ed ultimo figlio della coppia, Filippo Maria. Sotto la guida degli architetti Bernardo da Venezia, Giacomo da Campione e Cristoforo di Beltramo, nel 1396 si pose la prima pietra, in una località al limite settentrionale dell'immensa tenuta viscontea che iniziava dal castello di Pavia, al margine dell'antica strada romana che collegava quest'ultima a Milano. La Certosa rappresenta la maggiore testimonianza dell'architettura e dell'arte lombarda nel passaggio dal gotico al rinascimentale. Alla sua edificazione contribuirono i migliori artisti di un'epoca che abbraccia quasi tre secoli, da Giovanni Solari al Bergognone, da Giovanni Antonio Amedeo a Cristoforo Lombardo e inoltre Antonio della Porta, detto il Tamagnino, Benedetto Briosco e molti altri. Sull'origine della Certosa narra un'antica leggenda popolare che durante una battuta di caccia Gian Galeazzo Visconti sceso da cavallo affondò goffamente in un terreno fangoso. Un gruppo di donne, vista la scena si presero gioco di lui. La reazione stizzita del nobile a tanta irriverente sfacciataggine non si fece attendere, promettendo loro che in quel preciso luogo avrebbe fatto costruire un'immensa Certosa, nella quale nessuna donna avrebbe mai messo piede. Riguardo ai monaci certosini un aneddoto vorrebbe che anticamente dormissero nella solitudine delle loro celle con una bara sotto il letto. Questa veniva utilizzata alla morte del monaco per condurlo alla sepoltura che avveniva nella nuda terra semplicemente avvolgendolo nel suo lenzuolo. La bara veniva poi rimessa nella cella come monito della caducità della vita per il futuro confratello. Molti probabilmente non sono a conoscenza che per un brevissimo tempo la Certosa custodì la salma di Benito Mussolini. Dopo l'esecrabile esposizione a piazzale Loreto, il defunto Duce venne anonimamente sepolto nel campo 16 del Musocco, il cimitero maggiore di Milano. Successivamente, nell'aprile del 1946, i suoi resti furono trafugati da tre nostalgici del regime fascista che, dopo molte indecisioni, li consegnarono il mese seguente ai frati minori francescani del convento di Sant'Angelo di via Moscova a Milano. Tra maggio e luglio i religiosi, nell'intento di dare una degna sepoltura all'ex dittatore, ne nascosero le spoglie all'interno della Certosa, dove rimasero per brevissimo tempo poiché la polizia, scoperta la tresca grazie alle deposizioni di alcuni testimoni, le prese tempestivamente in consegna. Ritornando alle leggende riguardanti la Certosa, pare che nei suoi sotterranei, ancora in buona parte inesplorati, ci sia un lunghissimo passaggio segreto che la unisce al castello visconteo di Pavia. Un'ultima curiosità riguarda le teste mancanti dei bassorilievi nella parte inferiore della facciata. Pare che vennero asportate in segno di spregio dai soldati napoleonici. All'interno della Certosa si trova lo sfarzoso monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti (1351-1402) primo Duca di Milano e fondatore di questo straordinario complesso ecclesiastico. Il monumento, commissionato nel 1492 a Gian Cristoforo Romano, venne terminato nel 1562 da Bernardino da Novate. Sbalorditivo il monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este, capolavoro rinascimentale di Cristoforo Solari. L'opera rimase comunque inutilizzata poiché il Moro, catturato dai francesi morì in Francia e venne lì sepolto, mentre Beatrice è sepolta a Milano nella chiesa dei Padri Domenicani di Santa Maria delle Grazie a Milano. Il Chiostro Grande, realizzato da Guiniforte Solari è vastissimo. Sui tre lati si affacciano le ventiquattro celle corrispondenti al numero di monaci che avrebbero dovuto vivere all'interno del monastero della Certosa. I frati vivevano in queste celle in perfetto isolamento, alternando il lavoro manuale allo studio ed alla preghiera. Le celle, tutte fornite di un alto fumaiolo, sono composte da due stanze a piano terreno per consumere i pasti e soggiornare e da una al primo piano per dormire. Ogni cella è inoltre fornita di una loggia e di un piccolo orto con giardino. In due delle otto bifore cieche sulle pareti delle navate laterali, sono dipinti due monaci certosini che si sporgono per guardare verso il basso, idealmente nell'intento di osservare i fedeli all'interno della chiesa. L'effetto illusionistico è notevole, tanto che i monaci, come secolari ed austeri custodi del proprio tempio, sembrano effettivamente seguire con lo sguardo i visitatori. Sono opera di Iacopino De Mottis, inizio del XVI secolo.



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