Mosaico pavimentale della Cattedrale di Otranto (LE)
- Percorsinellignoto
- 1 set 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 26 gen 2021
"Il mito è il fondamento della vita, lo schema senza tempo, la formula secondo cui la vita si esprime quando fugge al di fuori dell'inconscio". Thomas Mann
Grandioso ed enigmatico è interamente composto in tasselli multicolori di durissimo calcare locale. Venne realizzato tra il 1163 ed il 1166 dal chierico Pantaleone, monaco basiliano dell'Abbazia di San Nicola di Casole, su commissione dell'arcivescovo di Otranto Gionata, che resse la diocesi idruntina dal 1163 al 1195. Lo stile è romanico con una sensibile influenza bizantina. Le tematiche variano sensibilmente dalla narrazione biblica alla mitologia classica, passando per l'epica medievale carolingia e bretone. L'immenso mosaico che interessa completamente la navata centrale, dall'ingresso fino all'abside compreso, raffigura un grande albero tra i cui rami si snoda tutta la cultura dell'epoca, sia a livello religioso e fantastico che scientifico. Vi si possono ammirare ogni sorta di animali favolosi, figure mitologiche, allegorie dei segni zodiacali e dei mesi dell'anno. Non mancano rappresentazioni di episodi biblici, la raffigurazione di Alessandro Magno che ascende al cielo con due grifoni e persino citazioni del ciclo letterario cavalleresco di Re Artù. Nelle navate minori troviamo altri due alberi. In quella di sinistra è raffigurato un Giudizio Universale mentre nella navata di destra sono presenti numerosi animali mitologici e la figura di Atlante. I tre alberi allegorici rappresentando tutti gli aspetti della storia della vita umana sono perciò chiamati "Alberi della Vita". Il mosaico, nella sua quasi totalità, è giunto sino a noi in condizioni eccezionali. Rappresenta a tutti gli effetti un autentico compendio della conoscenza medievale. Impressionante nella sua forza visionaria aveva senza dubbio una finalità pedagogica, non solo nei confronti degli idruntini, di qualsiasi estrazione sociale appartenessero, ma anche nei confronti delle migliaia di pellegrini, e crociati, che dal porto di Otranto si imbarcavano per raggiungere la Terra Santa.
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