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Percorsinellignoto

Lo spettro di Bona di Savoia, Castello Sforzesco, Milano


"I fantasmi escono da uno specchio e ne entrano in un altro."

Ramon Gomez de la Serna


Nel capoluogo lombardo il Castello è considerato a pieno titolo uno dei luoghi maggiormente "frequentato" da anime inquiete. Sono i fantasmi degli Sforza, l'illustre casato erede dei Visconti che rese il Ducato di Milano uno degli stati più potenti e prestigiosi dell'Italia del XV secolo. Tra le sinistre presenze che infesterebbero l'antica roccaforte, ci sarebbe anche lo spettro di Bona di Savoia, la sfortunata moglie di Galeazzo Maria Sforza. Figlia del duca Ludovico di Savoia, Bona nacque nel 1449 e fu data in sposa giovanissima al nobile milanese. Il matrimonio fu però di breve durata a causa della tragica morte di Galeazzo Maria, trucidato a seguito di un complotto ordito da un gruppo di nobili milanesi nel 1476. Da quel momento Bona dedicò la propria esistenza a proteggere il figlio primogenito Gian Galeazzo, nel frattempo proclamato duca, dalle mire del cognato Ludovico il Moro, fratello di Galeazzo Maria, desideroso di conquistare il potere ducale. Nonostante i propri sforzi, sostenuti dal fidato consigliere Cicco Simonetta, ella dovette alla fine arrendersi agli intrighi del potente e spregiudicato Ludovico. Su consiglio del proprio attendente personale Antonio Tassino, con cui probabilmente Bona aveva una relazione sentimentale, la nobildonna estromise Simonetta dalla carica di cancelliere ducale e si convinse a riappacificarsi con Ludovico. Costui, una volta fatto giustiziare il Simonetta, si arrogò il diritto di tutela sul giovane Gian Galeazzo e costrinse la nobildonna all'esilio. Dopo un periodo di semi prigionia nella torre del Castello Sforzesco, che tutt'ora ne prende il nome, Bona venne definitivamente confinata nel castello di Abbiate. Dopo la morte dell'adorato figlio, avvenuta forse per avvelenamento nel 1494, Bona raggiunse la corte di Francia. Successivamente ottenne asilo dal nipote Filiberto II di Savoia che le concesse il feudo di Fossano dove morì in solitudine, dimenticata da tutti, e sepolta senza alcuna cerimonia ufficiale.

Secondo leggenda lo spettro della nobildonna è ancora imprigionato nell'omonima torre e nella notte dei morti pare sia possibile udire il suo straziante lamento.

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