Lo spettro del conte di Conversano e le origini del romanzo gotico, Castello di Otranto (LE)
- Percorsinellignoto
- 2 feb 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 15 feb 2020
"Fammi strada! Gridò Manfredi; ti seguirò fin negli abissi della perdizione." Horace Walpole (Il Castello di Otranto)
Questa antica e possente fortezza medievale è lo scenario nel quale lo scrittore inglese Horace Walpole (1717-1797) ambientò l'omonimo romanzo pubblicato nel lontano 1764. "Il Castello di Otranto" è considerato, a tutti gli effetti, come la prima opera del genere letterario gotico, sviluppatosi tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo. Il romanzo di Walpole, pur ispirandosi alle opere di Shakespeare, assume una connotazione decisamente surreale e misteriosa. Il racconto, di ispirazione romantica, è ambientato in un imprecisato periodo storico di epoca medievale ed in un insolita cornice "esotica". La narrazione si svolge in una cupa atmosfera contraddistinta da eventi inspiegabili, causati da inesorabili forze arcane che condurranno alla rovina di Manfredi, illegittimo principe della signoria d'Otranto. Forse la scelta di Walpole di ambientare il proprio romanzo nel castello idruntino non fu del tutto casuale. Evidentemente questa austera roccaforte, che per secoli è stata un bastione a difesa della Terra d'Otranto, si presta perfettamente a scenari lugubri e misteriosi. Infatti, secondo leggenda, nelle torri del castello si aggirerebbe nottetempo lo spettro di un cavaliere senza testa, a cavallo di un poderoso destriero. Questo terrificante fantasma sarebbe l'anima inquieta del conte di Conversano Giulio Antonio Acquaviva, luogotenente del re di Napoli Ferrante I d'Aragona. Valoroso e impavido guerriero, nel 1481 prese parte alla campagna per la riconquista di Otranto contro gli invasori turchi. Quest'ultimi, al comando dell'ambizioso sultano Maometto II, avevano espugnato la città fortezza dopo la sanguinosa battaglia dell'estate del 1480, nella quale i cristiani vennero barbaramente trucidati. Da questo strategico avamposto i turchi ottomani miravano a dilagare nel Salento mettendo a repentaglio il Regno di Napoli. Narra la leggenda che durante uno scontro, seppur decapitato, il conte continuò a combattere seminando il terrore nelle file dell'esercito ottomano. Al termine della battaglia il fido cavallo lo ricondusse al Castello di Sternatia, dove il valoroso cavaliere stramazzò al suolo questa volta per sempre. Il suo spettro si aggirerebbe tutt'ora nella fortezza di Otranto nell'ostinata ed eterna difesa delle proprie terre.
In copertina "Eldorado" di Edmon Dulac (1882-1953)
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