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Leggende della chiesa di San Cristoforo sul Naviglio, Milano


"La storia degli uomini è un attimo fra due passi di un viandante"

Franz Kafka

La particolarità di questo edificio sacro è di essere costituito da due chiese affiancate e unite tra loro. Quella corrispondente alla navata di sinistra è la più antica; di epoca alto medievale sorse su di una precedente chiesa romanica, a sua volta edificata pare sui resti di un tempio pagano dedicato ad Ercole. Venne consacrata a Cristoforo, patrono dei pellegrini e dei barcaioli, uomo gigantesco e dalla forza smisurata che evidentemente richiamava l'eroe mitologico. Dalle forme semplici, è però impreziosita da un pregevole portale in cotto nel quale si inserisce un rosone a dodici raggi sormontato dagli stemmi dei Visconti, del Comune di Milano e del cardinale Pier Filargo da Candia, arcivescovo di Milano e futuro papa Alessandro V. Collocata sull'antica via che collegava Milano alla Lomellina, nodo di svincolo di una fitta rete di corsi d'acqua, ospitava nel 1192 un ospizio che accoglieva i pellegrini, i viandanti e gli infermi. Ad essa venne aggiunta la Cappella Ducale, fortemente voluta dal popolo milanese, che fu costruita con il patrocinio di Gian Galeazzo Visconti, come voto per la fine della grave pestilenza che infuriò a Milano nel 1399. Edificata in stile tardo gotico, disponeva di un lazzaretto per gli appestati che venne soppresso nel 1408. Risale al XVII secolo la Cappella dei Morti, costruita in seguito alla spaventosa epidemia di peste che falciò la popolazione milanese nel 1630. Attorno alla chiesa di San Cristoforo aleggiano varie leggende. Pare che proprio in questo luogo venne dato il glorioso annuncio della vittoria degli eserciti, riunitisi nella Lega Lombarda, contro l'imperatore Federico Barbarossa nella celebre Battaglia di Legnano del Maggio 1176. Leggenda vuole che in questa chiesa fu segretamente sepolto Matteo I Visconti, capitano del popolo e vicario imperiale. Colpito nel 1320 dalla scomunica di papa Giovanni XXII , che lo accusava di essere un eretico e un negromante, morì a Crescenzago nella canonica abbaziale di Santa Maria Rossa, dove aveva trovato rifugio. Di questa misteriosa sepoltura non è però mai stata trovata alcuna traccia. Si ipotizza che il nobile possa essere stato segretamente inumato nella Basilica di Sant'Eustorgio, o nell'Abbazia di Chiaravalle o nella medesima Abbazia di Crescenzago, in forma anonima, in modo da preservarne la salma dal rogo conseguente alla condanna per eresia. Sempre secondo tradizione la chiesa di San Cristoforo sul Naviglio fu lo scenario dell'incontro tra Ludovico il Moro e la giovane futura sposa Beatrice d'Este, inviatagli dai signori di Ferrara. Secoli dopo, nel 1813, nel ponte sul naviglio attiguo alla chiesa, vennero dati alle fiamme gli atti costitutivi della effimera Repubblica Cisalpina, ormai diventata impopolare agli occhi dei milanesi. La Trinità trifronte posta sullo stipite di sinistra del portale dell'originale chiesa di San Cristoforo. E' un bassorilievo molto probabilmente postumo l'edificazione della piccola chiesa. Si tratta di un raro esempio di raffigurazione trinitaria antropomorfa, sopravvissuta alla censura attuata con il Concilio di Trento, che la condannò come immagine troppo similare ed accostabile ad antiche divinità pagane. E' in effetti sorprendente l'analogia con la divinità celtica Lùg, spesso rappresentata con tre teste. Pare quindi che le simbologie cristiana e pagana si sovrappongano per fondersi. Ancora più sconcertante la similitudine con il dio della mitologia slava Tryglan. In quest'ultimo la tricefalia si identifica nel trinomio cielo-terra-oltretomba L'iconografia della Trinità tricefala si diffuse nell'Europa occidentale a partire dal XII secolo e venne definitivamente proibita nel 1628 da papa Urbano VIII. Nel caso specifico si potrebbe ipotizzare un'allegoria delle tre età della vita umana o una raffigurazione della Prudenza che volge lo sguardo al passato, al presente e al futuro; ma la corretta interpretazione del manufatto rimane in realtà un mistero.

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