La Piacenza eretica del Cinquecento e la scure dell'Inquisizione
- Percorsinellignoto
- 24 dic 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 15 feb 2020
"Pestis eram vivus, moriens tua mors ero papa."
Martin Lutero
Le idee di riforma della Chiesa, frutto del pensiero teologico di Martin Lutero in Germania, e di Giovanni Calvino in Francia, scossero la cristianità rinascimentale fino alle fondamenta. Tale sconvolgimento produsse l'inevitabile frattura con il cattolicesimo, concretizzatasi nella nascita della Riforma Protestante che la storiografia vede coincidere con la celebre affissione, sul portone della Cattedrale di Wittenberg, delle 95 tesi di Lutero nel 1517. Nel corso del XVI secolo il pensiero cristiano riformato, seppur in misura molto minore rispetto all'Europa continentale, si diffuse anche nel nostro paese. Varcò le Alpi trovando sorprendentemente in Piacenza terreno fertile, al punto che la città emiliana divenne una sorta di covo di eretici. Una serie di fattori favorevoli quali l'atteggiamento di insofferenza della nobiltà piacentina nei confronti del potere ecclesiastico e la benevolenza delle autorità imperiali favorì infatti la diffusione clandestina dell'eresia "luterana" tra le élites cittadine. Il fenomeno si accrebbe a seguito della morte, per mano di una congiura, di Pier Luigi Farnese, duca di Parma e Piacenza nonché figlio di papa Paolo III. Principale artefice della diffusione delle idee della Riforma fu indubbiamente Isabella Bresegna, nobildonna di origine spagnola, moglie di don Garcia Manrique governatore della città per conto dell'imperatore Carlo V d'Asburgo. Isabella era infatti segretamente seguace del teologo spiritualista spagnolo Juan de Valdés, il cui pensiero era fortemente influenzato dalla predicazione luterana. La nobildonna inoltre offrì asilo a diversi esponenti di correnti di pensiero anabattiste e antitrinitarie. Ma, con il ritorno dei Farnese a Piacenza e l'inesorabile operato dell'Inquisizione, questo fermento spirituale critico nei confronti della chiesa romana venne spazzato via con forza. Furono celebrati diversi processi a cui seguirono le inevitabili condanne a morte. Isabella Bresegna riuscì ad aver salva la vita abiurando il proprio credo e rassegnandosi all'esilio. Austero testimone di queste vicende il Duomo. Edificato tra il 1122 ed il 1233 risulta un capolavoro di arte ed architettura romanica. Il campanile, che svetta fino a 72 metri a fianco della cattedrale, venne realizzato a struttura quadrata in cotto nel 1330. In esso, appena sotto la quadrifora della cella campanaria, è presente una gabbia in ferro che Ludovico il Moro fece realizzare per intimidire i propri avversari e i comuni malfattori.
L'Inquisizione era presente a Piacenza fin dalla metà del XIII secolo. Nel 1532, su nomina papale, venne incaricato il primo inquisitore generale d'Italia per la lotta all'eresia luterana. Nel periodo compreso tra il 1564 ed il 1586 la sede del Sant'Uffizio piacentino ebbe competenza anche su Parma dove era presente un vicario. Il tribunale dell'Inquisizione venne soppresso a Piacenza una prima volta nel 1768 e ripristinato nel 1780. Fu definitivamente abolito nei primi dell'800.
Isabella Bresegna fu il personaggio chiave nella diffusione del cristianesimo riformato a Piacenza. La nobildonna aveva infatti segretamente aderito agli insegnamenti del teologo spiritualista Juan de Valdés, il cui pensiero era influenzato dalle teorie luterane. Attorno alla Bresegna, che era moglie del governatore imperiale a Piacenza, si formò una sorta di cenacolo di intellettuali anabattisti e antitrinitari, tra i quali una figura di primo piano fu il teologo Girolamo Busale, segretario personale della nobildonna spagnola.
In copertina "L'uomo del Sant'Uffizio", di Jean Paul Laurens (1838-1921)
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