La leggenda del teschio con le orecchie, chiesa di Santa Luciella ai Librai, Napoli
- Percorsinellignoto
- 24 dic 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 15 feb 2020
"Quelli che non sperano in un'altra vita sono morti perfino in questa"
Johann Wolfgang von Goethe
Questa minuscola chiesa, nota per custodire nella propria cripta il misterioso teschio con le orecchie, si trova nel cuore del centro storico di Napoli, nel vicolo omonimo che collega San Biagio dei Librai a San Gregorio Armeno, chiamato dai romani "vicut Cornelianus". Venne fondata probabilmente intorno al 1327 per volere di Bartolomeo di Capua, giurista e consigliere politico di re Carlo II d'Angiò. Nel XVII secolo diventò cappella della corporazione dei Mulinari, i mugnai che lavoravano presso un antico mulino. Successivamente la chiesa fu scelta come luogo di culto dai Maestri Pipernieri. Questi erano esperti artigiani che scolpivano il piperno, una pietra particolarmente dura, la cui lavorazione poteva seriamente mettere a rischio gli occhi a causa delle schegge. Fu per questo motivo che decisero di consacrare il piccolo edifico religioso a Santa Lucia, protettrice della vista, e di prenderne custodia nominandola Santa Luciella, per distinguerla dalla Basilica di Santa Lucia a Mare. Nel XVIII secolo la chiesa fu interessata da importanti restauri che la resero un gioiello barocco con elementi gotici. Nel 1748 divenne sede dell'Arciconfraternita dell'Immacolata Concezione dei Santi Gioacchino e Carlo Borromeo. L'ipogeo sottostante l'edifico fu adibito a sepolcreto dei confratelli, dotato di scolatoi che permettevano il naturale processo di fuoriuscita dei liquidi corporei e la scheletrizzazione. I defunti venivano a questo punto inumati nelle terre sante conservandone però i crani, che rimanevano esposti lungo tutto il bordo dell'ipogeo. Ed è proprio in questo luogo che tutt'ora è custodito un enigmatico teschio con le orecchie, rimaste integre probabilmente a seguito di un raro processo conservativo. Il teschio, risalente con molta probabilità al '600, è stato oggetto per secoli di grande venerazione popolare. A Napoli era infatti molto sentito e diffuso l'antico culto delle "anime pezzentelle", le anime di persone umili confinate nel Purgatorio e dimenticate da tutti, le cui anonime ossa venivano raccolte e ammassate in cripte ed ipogei. Era usanza prendersi cura e "adottare" un teschio ("capuzzella") scelto a caso, a cui si offrivano ceri, fiori, immaginette sacre o monetine in cambio di un'intercessione nell'Aldilà, seguendo un rituale definito come "a refrische 'e ll'anime d'o priatorio", il portare sollievo alle anime purganti immaginate avvolte dalle fiamme. Le richieste di grazia erano le più varie, dalla salute al poter ricevere in sogno i numeri vincenti del Lotto. Un culto tra il sacro e il profano che affondava indubbiamente le proprie radici in ancestrali credenze pagane. Il teschio con le orecchie era perciò degno di particolarissima devozione poiché ritenuto un tramite privilegiato con l'Aldilà per la sua predisposizione ad "ascoltare" le suppliche e le preghiere a lui rivolte.
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