Il mistero della tomba di Dracula, chiostro di Santa Maria la Nova, Napoli
- Percorsinellignoto
- 8 ott 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 15 feb 2020
"Era morto o dormiente, impossibile dirlo - poiché gli occhi erano spalancati e impietriti, non però vitrei come quelli dei cadaveri - , le guance, nonostante il pallore, conservavano il calore della vita; e le labbra erano rosse come sempre."
Bram Stoker (Dracula)
Il temibile Vlad III di Valacchia, principe vissuto nel XV secolo, meglio noto come "Draculea" (Dracula), è realmente sepolto a Napoli? Da diversi anni un gruppo di studiosi è impegnato nelle complesse indagini volte a dimostrare questa affascinante ipotesi. L'attenzione è rivolta al chiostro di San Giacomo nel complesso monumentale di Santa Maria la Nova e, in particolar modo, alla tomba del nobile Matteo Ferrillo grand'ufficiale del re di Napoli Ferrante d'Aragona. Il figlio Giacomo Alfonso Ferrillo aveva preso in sposa una giovane e misteriosa aristocratica di origini balcaniche, Maria Balsa. Sfuggita alle persecuzioni perpetrate dai turchi, era stata adottata in tenera età dal re di Napoli Alfonso d'Aragona, a conferma del grande lignaggio a cui la fanciulla apparteneva. Ma chi era realmente Maria Balsa? La ragazza, giunta in Italia approssimativamente nel 1479, venne presentata a corte come figlia del despota di Serbia Stefano III Brankovic e nipote della nobildonna che la trasse in salvo nel nostro paese, Andronica Arianiti Cominata (Comnena) vedova dell'eroico patriota albanese Giorgio Castriota Skanderbeg. Una versione che secondo gli studiosi ha numerosi punti oscuri. A seguito di studi più recenti, supportati da importanti documenti che risalgono al XVI secolo, gli storici ritengono viceversa che Maria Balsa era presumibilmente una figlia naturale di Vlad III voivoda (principe) di Valacchia. Quest'ultimo, sconfitto dai turchi in una celebre battaglia avvenuta nel 1476, non sarebbe stato ucciso e decapitato, ma in realtà fatto prigioniero. La figlia lo avrebbe successivamente riscattato e condotto segretamente in Italia. Giunto nel nostro paese il voivoda di Valacchia trovò asilo sotto la protezione del re di Napoli. Alla sua morte la figlia lo avrebbe fatto segretamente deporre nella tomba dei Ferrillo. Ad avvalorare questa sorprendente ipotesi è il particolare simbolismo presente nella lapide sepolcrale. Il drago che sovrasta l'elmo nello stemma nobiliare dei Ferrillo, è indubbiamente riconducibile all'emblema dell'Ordine del Drago, al quale Vlad apparteneva. Maria Balsa avrebbe pertanto ottenuto di unire il simbolo del proprio casato con l'araldica dei nobili Ferrillo. E' insolito anche il fatto che la stella centrale, delle tre che campeggiano nello stemma dei nobili napoletani, sia rovesciata. Molto particolare ed enigmatica è inoltre ritenuta la presenza delle coppie di sfingi contrapposte incise ai lati dell'emblema. Sono infatti del tutto anomale nell'iconografia funebre rinascimentale partenopea e forse sono ispirate ad un simbolismo ermetico. Si ipotizza che possano rappresentare il nome della città egizia di Tebe. Una possibile assonanza al termine rumeno Tepes ("impalatore") soprannome con il quale era tristemente conosciuto il principe Vlad? O sono forse raffigurazioni delle mitologiche strigi, creature chimeriche assetate di sangue all'origine delle lugubri leggende sui vampiri? Un fitto mistero, apparentemente riconducibile alla presunta sepoltura occulta del principe di Valacchia, riguarda indubbiamente la cappella della famiglia nobiliare Turbolo. E' situata all'interno della chiesa di Santa Maria la Nova, esattamente dalla parte opposta della parete dove è collocata la tomba Ferrillo. In essa appare una lunga ed enigmatica epigrafe ancora oggi indecifrabile. Gli studiosi hanno accertato che possa risalire al XV o XVI secolo. Risulta come una sequenza di termini composti da caratteri di differenti alfabeti; latino, greco, cirillico, copto ed etiope. a sorta di codice criptato dove le uniche parole che hanno senso logico e più volte ricorrenti sono VLAD e BALCANICO... Fin qui i misteri e le ipotesi. Ciò che è però storicamente inconfutabile è la comune appartenenza di Vlad III e Ferrante d'Aragona all'Ordo Draconis, fondato nel 1408 dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo per difendere la cristianità dalla minaccia rappresentata dai turchi. Un ordine cavalleresco che nel giuramento impegnava tra l'altro gli aderenti ad offrire asilo e sostegno alle mogli e ai figli dei cavalieri caduti in battaglia.
In copertina il celebre dipinto custodito nel castello di Ambras, che ritrae il principe Vlad III di Valacchia. Soprannominato Dracula o Tepes ("impalatore" in rumeno) è tutt'oggi tristemente noto per la sua indicibile crudeltà. La figura storica del principe Vlad fu la principale fonte di ispirazione per Bram Stoker nella stesura del capolavoro letterario "Dracula". Nel romanzo il nobile transilvano è descritto come un vampiro, un non morto, tipico delle più lugubri leggende popolari balcaniche.
Commenti