Il Mausoleo e la leggenda di Teodorico, Ravenna
- Percorsinellignoto
- 12 lug 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 16 gen 2022
"Egli infesta Ravenna, camminando a gran passi lungo le navate delle basiliche, cavalcando sotto la luna piena per i canali delle sue paludi". Vernon Lee (Ravenna and Her Ghosts)
Maestoso e possente, il mausoleo prende il nome da Teodorico il Grande, re degli Ostrogoti, che regnò in Ravenna dal 493 al 526. Fatto erigere nel 520, rappresenta un superbo esempio di arte romano-barbarica seppur incompiuto. Realizzato in grandi blocchi di pietra Aurisina, ha pianta decagonale a due piani. Sorprendente la calotta che è formata da un unico immenso blocco dal diametro di ben undici metri. Come fu posizionata alla sommità dell’edificio rimane tutt’ora un mistero. Le spoglie del re, andate disperse, riposavano nella grande vasca di porfido rosso collocata all'interno. Teodorico fu una figura molto controversa, sovrano illuminato in età giovanile, sospettoso e crudele nella vecchiaia. Dopo la sua morte diede origine a numerose leggende. La più nota, anche perché citata da Giosuè Carducci in un celebre componimento poetico, narra che l'anziano sovrano, durante una battuta di caccia ad un misterioso cervo dalle corna d'oro, venne attratto da un meraviglioso destriero dal manto nero e con gli occhi fiammeggianti come carboni ardenti. Teodorico ne prese possesso cimentandosi, suo malgrado, in una forsennata cavalcata conclusasi con il disarcionamento nel cratere del vulcano di Lipari. Il misterioso cavallo altro non era che il demonio ed il tirannico re germanico, nella sua rovinosa caduta verso la voragine infernale, avrebbe visto comparire nel cielo il volto del senatore e filosofo latino Severino Boezio, suo consigliere fidato, fatto ingiustamente incarcerare e poi uccidere. Secondo un'altra leggenda a Teodorico venne presagita la morte a causa di un fulmine divino. Morte che sarebbe puntualmente avvenuta proprio nel mausoleo da egli voluto, dove si era riparato per sfuggire ad un violento temporale. Ne sarebbe prova la misteriosa crepa che corre per tutta la calotta, tradizionalmente attribuita proprio alla fatale folgore. Un’altra versione della fine di Teodorico vorrebbe il vecchio re, ormai stanco e perseguitato dai rimorsi, morire ossessionato dalla visione tra le fauci di un grosso pesce servito in tavola durante un pranzo, della testa del senatore Simmaco da lui fatto decapitare il giorno prima. Tali racconti alludono evidentemente ad una punizione divina nei confronti del sovrano ostrogoto di fede ariana che, in conflitto con la Chiesa di Roma, osò imprigionare papa Giovanni I lasciandolo poi morire in carcere. Teodorico, personaggio caro alla narrativa epica germanica, divenne protagonista di numerosi componimenti medievali. In essi fu spesso associato al tema mitologico tipicamente nordico della Caccia Selvaggia, nella quale Teodorico appare come un guerriero valoroso ed invincibile. La Caccia Selvaggia o Caccia Infernale, pur appartenente alla mitologia nordica, si diffuse in tutta l'Europa nord-occidentale fino alle nostre terre prealpine. Preceduta da una folata di vento gelido, consisteva nell'improvvisa comparsa, soprattutto dopo il crepuscolo, di armate soprannaturali composte da entità malvagie e demoniache o, nel caso della tradizione nordica originale, da divinità pagane al cui seguito sfilavano gli spiriti irrequieti di guerrieri caduti in battaglia. La visione di questa spettrale scorribanda era presagio di sventura o di morte e terrorizzava letteralmente gli sfortunati testimoni. Nelle leggende alpine alla guida di queste orde di feroci guerrieri infernali vi era re Beatrik, misterioso sovrano di stirpe teutonica che si ricollegava al mito del leggendario re Teodorico di Verona, "Dietrich von Bern" per le genti di lingua tedesca, ossia la trasposizione della figura storica di Teodorico il Grande nell’immaginario germanico.
In copertina dettaglio de "La Caccia Selvaggia" di Peter Nicolai Albo, 1872
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