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Percorsinellignoto

Il fantasma di Bianca Lancia nel castello di Monte Sant'Angelo (FG)


"Non c'è amore del vivere senza disperazione del vivere"

Albert Camus

Le origini e le vicissitudini di Bianca Lancia d'Agliano, quarta moglie dell'imperatore Federico II di Svevia, sono in buona parte avvolte nel mistero. Le scarne notizie biografiche redatte dagli storici medievali sono infatti alquanto contrastanti. Nacque verosimilmente ai primi del '200 dalla nobile casata dei Lancia da parte di madre. Il padre era probabilmente il conte di Agliano Bonifacio I, esponente di una piccola nobiltà ormai in declino. Entrambe le famiglie erano di origine piemontese di provata fede ghibellina. Con l'ascesa dei Liberi Comuni persero di prestigio e si trasferirono nell'Italia meridionale al seguito della corte di Federico II, che sedeva sul trono del Regno di Sicilia. Incerto il luogo e le circostanze del fatale e leggendario incontro tra Bianca e lo "Stupor Mundi", appellativo che i contemporanei diedero a Federico. L'imperatore era già al suo terzo matrimonio, avendo sposato nel 1225 Jolanda di Brienne, ma rimase letteralmente folgorato dalla bellezza e dalla grazia della giovane nobildonna. Dalla loro unione nacquero Costanza nel 1230,Violante nel 1233 e nel 1232 lo sfortunato Manfredi, ultimo re svevo di Sicilia, trucidato durante la battaglia di Benevento dall'esercito di Carlo I d'Angiò e citato da Dante Alighieri nel canto III del Purgatorio. La lunga relazione tra i due fu però molto tormentata e spesso segnata dalla gelosia di Federico che, secondo leggenda, fece a lungo rinchiudere Bianca in una torre del castello di Gioia del Colle durante la gravidanza di Manfredi. Secondo le cronache del monaco benedettino inglese Matteo Paris (1200-1259), dopo la morte della terza moglie Federico, cedendo alle suppliche di Bianca ormai in fin di vita, legittimò finalmente la propria unione con lei sposandola in "articulo mortis" forse attorno al 1250. Il matrimonio, tenuto inizialmente segreto, causò all'epoca degli eventi polemiche sulla legittimità di Manfredi. Ma l'atto testamentario di Federico, che sancisce l'assegnazione al giovane della signoria del "Honor Montis Sancti Angeli", tradizionalmente in dote alle regine di Sicilia, conferma l'effettivo atto matrimoniale tra l'imperatore svevo e Bianca. Proprio l'antichissima roccaforte di Monte Sant'Angelo è lo scenario di una leggenda riguardante la nobildonna piemontese. Si narra infatti che in questa fortezza Bianca trascorse gli ultimi drammatici giorni della propria vita. In preda alla malinconia la donna, ormai vinta dalla disperazione, si suicidò gettandosi da un torrione. Secondo tradizione la sua anima infelice vaga tutt'ora tra le stanze del castello e, soprattutto nei mesi invernali, pare si possa udire il suo angoscioso lamento confondersi con il vento. Si crede inoltre che il luogo esatto dove la nobildonna cadde al suolo sia individuabile dalla crescita spontanea di una pianta selvatica, i cui fiori sono candidi come la veste indossata dalla sventurata imperatrice nel momento del suo tragico gesto.


La roccaforte, sorta su di un precedente castrum bizantino, venne edificata tra l'837 ed l'838 per volere di Orso I, vescovo di Benevento. Nei secoli successivi la fortezza acquisì una maggiore importanza, assumendo un ruolo fondamentale nel sistema difensivo garganico e pugliese in generale. Il castello era il fulcro del "Honor Montis Sancti Angeli", prestigioso feudo legato al culto ed alla custodia del Santuario di San Michele Arcangelo e tradizionale dote alle regine di Sicilia.


Nel corso dei secoli il castello si dotò di scuderie e magazzini, ma anche di anguste prigioni sotterranee. Quest'ultimo utilizzo è riconducibile soprattutto agli angioini. Qui vennero imprigionate tra gli altri la sfortunata Filippa d'Antiochia, principessa sveva che in questo luogo trovò la morte nel 1273 e Giovanna I di Napoli. Filippa era figlia di Federico d'Antiochia, figlio illegittimo di Federico II di Svevia. La nobildonna andò in sposa a Manfredi Maletta, fiduciario di re Manfredi di Svevia. Alla caduta di quest'ultimo, a seguito della battaglia di Benevento, l'infedele uomo di corte si offrì di servire gli angioini abbandonando la consorte al proprio destino. Secondo una differente versione della leggenda del fantasma del castello di Monte Sant'Angelo, lo spettro femminile apparterrebbe all'infelice Filippa anziché a Bianca Lancia.


L'aspetto attuale della roccaforte è frutto degli importanti interventi strutturali apportati nel XV secolo ad opera dell'architetto e ingegnere Francesco di Giorgio Martini.

Sugli spalti del castello la vista è assolutamente straordinaria e spazia dal Gargano fino al golfo di Manfredonia, alla costa barese, al Tavoliere e alle Murge.

In copertina "Lady Macbeth" di Alfred Stevens (1823-1906)

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